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Pasqua fra tradizione e innonazione di Michele Giansiracusa.

 

 

Come ogni anno il piccolo paese di Ferla si anima per l’imminente festa di Pasqua. Una tradizione che oramai da almeno 150 anni si celebra, sostanzialmente, nello stesso modo. Tuttavia quest’anno il parroco, don Roberto Garro, ha apportato una piccola modifica al programma della festa. La processione del “Signori a canna”, che nel passato l’allora parroco don Luigi Mirabella aveva fatto svolgere il mercoledì, per non interferire con i riti del giovedì santo, è stata trasferita il venerdì che precede la domenica delle Palme. Uno spostamento che appare incomprensibile sotto il profilo della ormai acquisita tradizione, non pertinente ai tempi liturgici, come a dire il vero era anche quella del mercoledì santo, e sconveniente verso i tanti ferlesi che, emigrati, ritornano in massa per i riti della settimana di Pasqua, come ci hanno sottolineato alcuni di questi che abbiamo incontrato. Già perché Ferla è uno di quei paesi in cui il famoso detto “Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi” è girato alla rovescia. Ma d’altra parte come dare loro torto. Essa è qualcosa di particolare per il gran numero delle processioni, per la complessità e varietà dei riti, per la peculiarità di alcuni momenti. I giorni di maggiore richiamo turistico sono il venerdì, il sabato e la domenica. Il venerdì santo è il giorno del dolore e del digiuno. Dopo il memoriale della morte in croce, nel pomeriggio, si assiste alla processione del Cristo Crocifisso con l’Addolorata. Alle ore 21.00 inizia la struggente predica delle sette parole, “a scisa a cruci”, che rievoca le parole, appunto sette, che Gesù pronunziò sulla Croce prima di morire. Ma il momento più toccante, quello che rapisce l’animo dei devoti, è la rievocazione della deposizione dalla Croce. Ad ogni chiodo che viene tolto, per ogni parola che il sacerdote pronuncia, si commuovono i fedeli immedesimandosi con la passione di Cristo e con le sue sofferenze. Al termine della predica, la processione con “u signore a cascia”, una artistica urna in cui viene trasferito il Cristo deposto ormai della Croce, attraversa di nuovo le vie del paese. Ma la particolarità più rilevante della festa è certamente il sabato santo. La veglia pasquale a Ferla inizia appena dopo il tramonto del sole per annunciare che Cristo è risorto intorno alle ore 20.00 con il canto del Gloria. In quel momento si sciolgono le campane, la musica inizia a suonare e i genitori lanciano in area i figli piccoli al grido di “crisci crisci”, segno augurale nel momento in cui Cristo vince le catene della morte e raggiunge il Padre, perché anche i figli possano crescere non solo fisicamente ma anche spiritualmente approfittando di questa spinta che viene da Cristo. Seguitissima è la processione della “Madonna do Scontru” che avvolta in un manto nero, che le lascia scoperto solo il volto, peregrina alla ricerca del figlio accompagnata dal lamento della campana che sembra dire “sa unnè” (chissà dov’è). Si giunge così intorno a mezzanotte quando si assiste al momento forse più entusiasmante di tutta la festività di Pasqua allorquando si svolge la famosa “sciaccariata” quando una moltitudine di giovani, con delle fiaccole ricavate da arbusti secchi, accompagna di corsa il Cristo Risorto per la ripida salita del corso fino alla chiesa dei Cappuccini. E’ un momento di grande suggestione che coinvolge tutti, giovani e meno giovani, nonni che con fatica seguono i nipotini, attentissimi a che non si brucino con le fiaccole, che vogliono stare vicini a “Gesummaria”, così è chiamato Cristo risorto. La notte Ferla non dorme; si organizzano mangiate, visite in pizzeria, giocate a pallone nelle piazze nella attesa della messa dell’alba e della processione mattutina della Madonna. Tutti attendono con particolare commozione quando il sole, in un punto alto del paese, bacia il volto della Madonna. In fondo nella notte di Pasqua a Ferla sono racchiusi tutti i simboli ed i miti dei culti greci e latini: la luce delle fiaccole che squarcia le tenebre, il rumore della campana che scaccia e allontana gli spiriti del male, la luce del sole che preannunzia l’avvento di tempi migliori e felici. Notte indimenticabile che ha il suo stupendo culmine con “u scontru”. A mezzogiorno in punto le due statue, il Cristo Risorto e la Madonna, ad un segnale convenuto, l’agitarsi di un fazzoletto bianco, portate a spalla dai giovani, si incontrano di corsa; il manto nero viene lasciato cadere fra il grido della folla, il suono della musica e lo sparo di fuochi d’artificio. La processione trionfale, sull’artistico carro, del Cristo Risorto e della Madonna e lo sparo dei consueti fuochi d’artificio chiuderanno durante la serata un’altra rievocazione di una indimenticabile festa: la Pasqua di Ferla.   

Quest’anno, a margine della festività, sarà allestita una mostra iconografica d’arte sacra, a cura di Sebastiano Spagnuolo e Carmelo Scalora, presso l’Auditorium comunale. L’esposizione, patrocinata dall’APT di Siracusa e dal comune di Ferla, sarà inaugurata venerdì 29 marzo alle ore 18.00, alla presenza del sindaco dottor Giuseppe Veneziano e dal presidente dell’APT di Siracusa, professore Paolo Giansiracusa. La mostra resterà aperta al pubblico fino al 31 marzo.

 

Michele Giansiracusa

 

 

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